Fiore di campo

“quei giorni perduti a rincorrere il vento

a chiederci un bacio e volerne altri cento…”

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Scendo verso il torrente lasciandomi alle spalle il prato giallo di ginestre e la luce del giorno. Un primo piano con molto contrasto, poi a sfumare. Le nostre mani perse in un valzer in bianco e nero di qualche tempo fa. I nostri passi colorati di rosso e arancione. Per il tramonto terra di siena bruciata. In principio poco colore. Un pennello piatto e largo. Armonia e calda simmetria degli opposti. Peli di seta bianca per una nuova tela da completare. Nella mia mente il miagolio della poiana. Nei miei occhi il volo di un airone.

Mi fermo. Respiro e riscaldo le mescolanze. Raccolgo viole etrusche e rose selvatiche. Fiori di campo per te che senza volerlo mi hai regalato semplicità, leggerezza e allegria quando ormai credevo di essermi perso.
Le voci del paese adesso sono lontane. Il vento si è fermato e i cani dei pastori non abbaiano più. Moltitudini di alberi sempre verdi filtrano pochi raggi di sole. Un folletto delle grotte ti regala un sorriso e tu mi mordi piano la pancia mentre canto una canzone stonata. Mi guardi, ridi e scappi via. Poi ti fermi e ti asciughi la fronte. Hai capelli raccolti. Capelli color miele che ti aggiusti sempre con un gesto della mano che riconoscerei a chilometri di distanza. Orecchini comprati insieme al mercatino delle pulci di Bologna. Ti guardo e vado via.
L’acqua è fredda e limpida. Mi tolgo i vestiti e mi tuffo. Siamo esseri umani meravigliosi, unici e irripetibili. Vieni qua! Tuffati, ho voglia d’amore. Buttati e lascia correre la corrente. Voglio un amore al di là delle esperienze altrui, al di là del saputo. Indecifrabile, destabilizzante, sconosciuto. Voglio follia e cedimenti. Sono nudo e vulnerabile di fronte a te. Nessuna protezione, nessuna sicurezza, nessuna certezza.
Sono lontani i rumori dei clacson di macchine ferme in coda sulla tangenziale. Lontane le sirene, le urla scomposte, i respiri affannati. Lontani anche quei poeti di varietà del sabato sera con indosso ridicole parrucche utili solo a compiacere signorotti potenti che ormai da troppo tempo hanno perso il senso del pudore e dell’umiltà. Uomini senza dubbi, senza sogni, senza fantasia. Uomini refrattari ad ogni cambiamento, sicuri del loro niente, imbalsamati nelle loro fragili menzogne e nel loro potere ridicolo.
Apro la bottiglia di vermentino lasciata a raffreddare nell’acqua cercando ancora di ricordare le parole di quella vecchia canzone popolare che ogni estate la banda suonava alla festa del paese e mi sembra di sprofondare in qualcosa di molto simile alla felicità.
Sei bella e non mi stanco di dirtelo. Sei bella e sai di pane fatto in casa. Assaporo le tue labbra rosse e la smetto, almeno per oggi, di decifrare fondi di caffè.

18 pensieri su “Fiore di campo

  1. “Voglio un amore al di là delle esperienze altrui, al di là del saputo. Indecifrabile, destabilizzante, sconosciuto. Voglio follia e cedimenti”
    che tu sia apparso magicamente sulla mia Moleskine è proprio un bel regalo d’estate!

  2. “…viole etrusche e rose selvatiche…” e non smetto di sorriderTi
    ma che bella lettura che sei in questa calda domenica d’agosto….

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