Bologna è un divano blu

“… Bologna per me provinciale Parigi minore”
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 Bologna è un divano blu consumato trovato per strada. È Andrea Pazienza, Stefano Benni, Federico Aldrovandi. È scuola pubblica, è radio città del capo, è tolleranza. Bologna é tirar tardi parlando per ore di niente, è l’attimo di follia in cui credi di averne afferrato il senso, è una delle mie magliette che metti prima di dormire quando fuori c’è la neve, è un abbraccio per un amico che se ne va, una brandina per un amico che ritorna. È un altro dei miei viaggi tra passato e presente, è un girotondo di sguardi, è tutto quello che vedo dalla mia finestra. Portici rossi e ovattati. Protettivi e soporiferi. Spicchi di cielo. Pachistani che vendono pomodori pachino e tigelle, pizzaioli magrebini alla bella Napoli, studenti fuori sede e fuori corso, giocolieri veneti sui trampoli fermi ai semafori, slavi che improvvisano concerti per strada. Bologna è piazza Santo Stefano in compagnia di un amico marchigiano e della sua chitarra. È il sorriso delle ragazze spagnole che si avvicinano cantando e offrendo una bottiglia di vino. È via Petroni di notte per l’ultimo cicchetto con gli amici dell’erasmus, è via Borgonuovo aspettando le paste calde di Luigi prima di andare a dormire. Bologna è Ustica, Sydney, Valencia, Ragusa, Istanbul. È un Kebab, un Gulasch, del pane carasau, del lambrusco. È dialetto, cultura, caos, puzza di pesce, nebbia, mistero, precarietà, umidità, lontananza, anarchia, fantasia, lentezza, allegria, poesia.

Per me appena maggiorenne Bologna è stata la fuga dai pettegolezzi delle vecchie vedove del mio paese. Dai loro occhi scolpiti e immobili come il granito sui davanzali delle loro finestre chiuse. È  stata la lontananza dalle loro idee bigotte, dalla loro fede, dal loro buon giorno e dal loro buon natale. In quei giorni di grandi decisioni e d’inconsapevolezza l’importante per me era solo lasciare tutto e partire. E dopo l’estate ecco finalmente Bologna! Ecco San Petronio, l’università, le feste in casa di perfetti sconosciuti, gli studentati dove farsi ospitare dalla ragazza romagnola che ti piaceva tanto senza che il custode si accorgesse di te. Ecco i concerti ska all’estragon, le pinte di birra in via del Pratello, il jazz in via Mascarella, i pranzi in mensa dopo file interminabili, le partite a carte per decidere chi avrebbe dovuto poi lavare i piatti della cena, San Luca a piedi che una volta sola può anche bastare, i lavori che ti sei dovuto trovare, il sessanta notturno che non passa mai quando ti serve, la francese che non te l’ha mai data, le notti sui tetti di via Cartoleria aspettando l’alba, l’appuntamento sotto alla statua del Nettuno con quella ragazza conosciuta la sera prima e che ricordavi molto più carina.

E poi la ricerca di una casa, l’appartamento misto, la voglia di condivisione, la mancanza di intimità, il congelatore troppo piccolo, il proprietario rompicoglioni che suona sempre nei momenti meno opportuni, gli spaghetti alle due di notte, le spese condominiali comprese nel prezzo, le selezioni surreali per scegliere nuovi coinquilini dopo aver attaccato centinai di volantini in via Zamboni. Ed eccoli arrivare. Prego, vieni pure, lui è Riccardo, lei Simona e questa è la stanza. Ecco il fascista che non conosce la storia, che non conosce un cazzo e se ripensi a quello che i suoi simili hanno fatto al tuo amico e al suo compagno vorresti sputargli in faccia e sbatterlo fuori all’istante. Ecco quello strafatto di cocaina che deve assolutamente provare il letto e deve per forza saltarci sopra come una biscia impazzita. Come un’anguilla gigante. Che apre senza un apparente motivo le ante dell’armadio quelle sei settemila volte e tu vorresti solo tornartene a dormire. Ecco la ragazza enorme e sorridente che la camera nemmeno la guarda, concentrata solo sulla cucina e sul forno troppo piccolo per le sue torte giganti. E poi la fighettina bolognese che oddio quanto è piccola questa stanza, e cosa sono tutte quelle scritte sui muri, e il cinquantenne abbronzato e abbandonato dalla moglie e dai figli, e l’allevatore di pitoni, il punkabbestia, la matricola, il suonatore di bonghi, la bellissima studentessa del dams, l’aspirante regista, il coltivatore di marijuana, il figlio di papà con l’alberghetto a Sorrento. E tu ogni volta a spiegare le due, tre regole della casa. E fare domande. E sperare che finisca tutto il prima possibile.

Ne è passato di tempo da quel primo giorno a Bologna. Dalla sorpresa, dall’eccitazione, dall’euforia, dal primo esame, dal “vuole una sportina” al “può darmi il tiro”. Poi altre città, altri amori, altre delusioni, altri lavori, altri entusiasmi. Dopo qualche anno eccomi di nuovo qua. Un po’ di cose sono cambiate. Alcuni amici li ho persi per strada, altri li ho ritrovati, altri si sono sposati, qualcuno poi è tornato a vivere con i genitori. Non so per quanto mi fermerò questa volta. Non so quando mi fermerò. Davvero, non lo so, e adesso non mi interessa. Adesso so solo che il frigo è vuoto e devo pensare alla spesa. Uova, verdura, latte, detersivo e qualcos’altro che poi mi verrà in mente strada facendo. Stasera ho voglia di risotto gamberetti e zucchine. Scappo. Ben ritrovata Bologna, mi sei mancata!

31 pensieri su “Bologna è un divano blu

  1. Bologna opulenta e grassa… la vivi sotto i portici, nei vicoli, nel profumo di ragù che esce dalle case. La vivi nel sorriso di chi incontri, nel suono delle campane nelle piazze, nei vicoli e nelle scale.
    E ogni volta che ritorni senti che davvero “quella è casa”!
    Bentornato… 🙂

    • Grazie! Torno un’altra volta da “straniero”, da “ospite”… Bologna non è la mia casa, l’Emilia non è la mia terra però anche questa volta è un bel fermarsi… ho sempre avuto un debole per questa città 🙂
      grazie per le tue immagini bolognesi, grazie davvero!

  2. Io che Bologna la amo e che non l’ho mai conosciuta per come la descrivi, vorrei veramente vedere tutto questo con i miei occhi. Nel frattempo mi accontento di Guccini e dei tuoi racconti (ho spulciato qualcosa e ti seguo volentieri 🙂 ). Grazie per il passaggio dalle mie parti!

    • io l’ho conosciuta anche grazie a guccini, anche per “colpa” delle sue canzoni mi sono trasferito anni fa a bologna 🙂 e perchè la ami? grazie a te, qualcosa ho letto di tuo e mi piace come scrivi, e de gregori ci vuole sempre, san lorenzo, pelle d’oca… ora me lo ascolto dopo tanto! e subito dopo santa lucia

      • Eh sì, De Gregori ci sta sempre bene 🙂
        Bologna mi piace forse proprio perché è l’opposto di Roma: più piccola, più “tradizionale”, più autentica. Mi piace la dimensione di una città che non è una metropoli e non è paese, e che per quanto negli anni sia cambiata, ha comunque mantenuto un aspetto “verace” che a Roma ormai manca. E poi mi piace l’Emilia, mi piace quello che ho letto, visto e ascoltato di chi lì è nato e vissuto. Non so darti delle motivazioni che vadano oltre il “sentimentale”: so solo che è un posto dove mi piacerebbe vivere e dove, a volte, penso anche che sarebbe stato bello fare l’Università, con tutti i pro e i contro.
        Per ora mi accontento dei racconti. Poi, un giorno, chissà 🙂

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